Fava, il leghista dalle mille poltrone




Pochi conoscono questo onorevole del Carroccio: ma partendo da Viadana è diventato uno dei più grandi collezionisti di cariche pubbliche in Italia. Con molti interessi nelle discariche e qualche vicenda imbarazzante
Parlamentare,consigliere, presidente, azionista. Ecco chi è giovanni Fava, ora in corsa anche per la Provincia di Mantova

Il leghista Giovanni Fava gioca d'anticipo: "Mi sono dimesso oggi dalla Commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti", annuncia al telefono l'11 febbraio. Una scelta importante, per un politico che gli avversari hanno ribattezzato l'Onnivoro. "Mi spiace rinunciare", ammette. Anche se i compagni del Carroccio lo consolano: "Fava è un perfetto esempio di serietà e sacrificio". Ciò non toglie che questo quarantaduenne nato a Viadana, in provincia di Mantova, abbia collezionato nel tempo un variegato stock di poltrone: "Da quella porpora di deputato a quella di neo presidente della Commissione anti-pirateria", elenca l'opposizione. E ancora: "Dalla poltroncina di consigliere provinciale a Mantova alla seggiola da consigliere comunale nella vicina Sabbioneta ("Sempre all'opposizione e rinunciando allo stipendio", precisa Fava)". Fino all'incarico nella Commissione rifiuti: che è verissimo, l'onorevole ha appena abbandonato. Ma lanciandosi, in parallelo, verso una nuova sfida: "Sono disponibile", informa, "a competere per la presidenza della Provincia mantovana". E non è il solito antipasto di campagna elettorale, commenta il centrosinistra, "bensì la riprova della bulimia padana".

Attacchi di parte, chiaro. Ma anche segnali di un'insofferenza che arriva da lontano: a volte per questioni serie, anzi serissime, altre volte per inciampi inspiegabili. "Nella prima categoria", dicono alla Commissione rifiuti, "rientra un capitolo legato all'ex boss di 'ndrangheta Francesco Fonti". Storia presto riassunta: sul finire del 2009, gli italiani si appassionano alle rivelazioni di un pentito, presunto affondatore in Calabria di navi con rifiuti radioattivi. "Fonti era allarmato per la mancanza assoluta di protezione, per il rischio di una vendetta". E Fava com'è intervenuto? "Raccontando alla stampa che il pentito era nascosto nella provincia di Mantova". Episodio tanto infelice da infastidirlo ancora: "Non ho mai indicato dove abitasse quel pentito", sostiene: "è stato invece un parlamentare del Pd...". Ma poi, davanti all'evidenza, aggiunge che non sa perché l'abbia svelato. Letteralmente: "Non c'era una ragione precisa".

Il dubbio, sparso anche nel centrodestra, è che l'eclettico Giovanni Fava adori l'interventismo. Sempre: anche a costo di uscirne con le ginocchia sbucciate. Come quando, la scorsa estate, ha accusato il sindaco di Viadana, Marco Aroldi, di aver costretto con un'ordinanza i vigili a presenziare al suo matrimonio, pretendendo per giunta la chiusura delle strade limitrofe alla chiesa. "Versione smentita dagli atti", giura Aroldi (che per tre volte ha allontanato Fava dal Consiglio, causa intemperanze), "ma comunque sufficiente a guastarmi il viaggio di nozze". Una reazione simile, per certi versi, a quella avuta dal Pd Giovanni Pavesi, ex primo cittadino di Viadana e adesso consigliere regionale, con cui Fava è stato poco carino: "Lo ha definito, testuale, "prossimo papabile di esposti in arrivo, già allo stato attuale oggetto di indagini di varia natura"", ricordano i colleghi di partito. Da qui il decollo di due cause: una civile e l'altra penale. Entrambe finite con lo stesso verdetto: "Colpevole".
Vero è, brontola il Carroccio, che chi non fa non sbaglia. E Fava, in effetti, è un politico attivo. Per esempio, da componente della Commissione rifiuti, ha illustrato un'ottima relazione sugli intrecci in Sicilia tra legalità e malavita: "Abbiamo un grosso problema", ha dichiarato in aula l'ultimo 6 ottobre, "nel rapporto tra pubblica amministrazione e società di gestione dei servizi, che molto spesso sono tutt'uno". Il guaio, ha aggiunto, è la gestione di queste aziende "con sistemi di appalti e incarichi non sempre perfettamente trasparenti". Il che è condivisibile, ovviamente. Ma va affiancato, risalendo dall'estremo Sud a Mantova, ad altre parole, pronunciate invece dal presidente provinciale Pd Maurizio Fontanili. Il quale ha così rimbalzato una sfuriata di Fava sulla variante del piano cave: "In quante società", gli ha chiesto, "tu sei o sei stato azionista, amministratore, presidente, consigliere, che avevano nello statuto per obiettivo sociale rifiuti, lavorazione di rifiuti o escavazioni?".

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